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Franco svizzero, euro, dollaro americano… In quale valuta acquistare le azioni?

4 minuti di lettura

Con quasi 180 valute in tutto il mondo, è difficile sapere quale scegliere per investire. Monete come il franco svizzero, l’euro o il dollaro americano sono comunque ampiamente preferite dagli investitori per la loro stabilità.

A seconda di dove ti trovi, del tuo profilo di investitore e della tua situazione patrimoniale, puoi scegliere di investire in borsa nella valuta nazionale oppure passare per una valuta estera. In entrambi i casi, devi conoscere i pro e i contro!

Investire in valuta nazionale

Scegliendo la propria valuta è innanzitutto più facile comprendere la performance dell’investimento. Contrariamente alla valuta estera, infatti, la valuta nazionale non espone l’investitore al rischio di cambio.

Per giunta, gli investimenti in valuta e su conto nazionale sono generalmente più semplici da dichiarare e gestire rispetto a quelli in un’altra zona monetaria effettuati tramite un operatore estero, il cui reporting non sarà necessariamente subito disponibile per la dichiarazione fiscale.


Tuttavia, accontentandosi di investire nella propria valuta non si avranno a disposizione le maggiori opportunità di investimento presenti sulla scena internazionale… E se questo non è un problema oggettivo quando si vive in un paese con una crescita sostenuta, può diventarlo quando la crescita reale (corretta dall’inflazione) è stagnante.

In tal caso, diventa sensato e legittimo rivolgere lo sguardo al mercato internazionale per accedere a nuove opportunità di investimento e rendere dinamico il rendimento del proprio portafoglio, tanto più che una decisione simile può offrire anche altri vantaggi.

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Investire in valuta estera

Tre buoni motivi spingono generalmente a investire in una valuta estera: la ricerca di performance, la ricerca di stabilità e il fascino della diversificazione.

Più performance

Tra i paesi emergenti e i paesi sviluppati, e anche all’interno di ogni macro gruppo, i ritmi di crescita possono variare notevolmente da un ciclo economico all’altro.

Investire all’estero in una zona monetaria particolarmente dinamica e a priori promettente è un ottimo modo per cercare la performance in un portafoglio di azioni.

Comunque sia, questo potenziale surplus di performance deve essere analizzato alla luce del rischio delle opportunità di investimento. Investire in un paese emergente, esporrà il più delle volte a un rischio economico più alto in caso di crisi, al rischio politico specifico di quel paese, oltre a un rischio inflazionistico.

Per convincersi, del resto, basta ricordare le crisi monetarie che in passato hanno colpito l’Argentina o il Venezuela, dove l’iperinflazione e l’andamento avverso del mercato dei cambi hanno mandato in fumo gli investimenti degli operatori esteri.

Più stabilità

Se alcuni investitori cercano più performance, altri puntano innanzitutto sulla stabilità. Alcune valute come il franco svizzero (CHF) sono infatti considerate particolarmente sicure.

In caso di crisi economica o di nuove tensioni sui mercati finanziari, queste valute tendono ad agire da valore rifugio, offrendo agli investitori un’oasi di pace meno volatile e rischiosa.

Le grandi valute come l’euro, il dollaro americano, lo yen e ancora una volta il franco svizzero, sono peraltro particolarmente apprezzate da chi, nei paesi emergenti, cerca un investimento stabile capace di proteggerli dall’inflazione.

Per evitare fughe di capitali in massa, tali paesi tendono a fissare dei limiti. In India, la banca centrale impone a ogni residente un limite annuo agli investimenti esteri di 250.000 $.

Più resilienza grazie alla diversificazione

Poco importa se si cerca più performance o più stabilità, un investimento in valuta estera rimane un mezzo eccellente per migliorare il rapporto rendimento/rischio del portafoglio azionario. Pertanto, più che scegliere l’una o l’altra valuta, l’essenziale è diversificare bene il proprio portafoglio.

Dalla pubblicazione, nel 1952, della Moderna teoria del portafoglio di Harry Markowitz (insignito qualche anno più tardi del Premio Nobel per l’economia), la diversificazione occupa un posto centrale nel mondo della gestione degli attivi.

Per un operatore che ha una superficie finanziaria abbastanza importante, investire in più valute, più zone geografiche, più attivi, più settori e più aziende è quindi uno dei modi migliori di ottimizzare il rapporto rendimento/rischio.

Prima di investire all’estero, è comunque bene prendere in considerazione alcuni aspetti tecnici e finanziari.

Quando si fa un investimento in valuta estera tramite una piattaforma nazionale, le commissioni e i costi di cambio addebitati dall’intermediario a volte sono molto alti…

Una soluzione può quindi essere aprire un conto direttamente nella zona monetaria su una piattaforma di investimento locale per beneficiare di condizioni più vantaggiose e rivolgersi a uno specialista del cambio per convertire e trasferire il capitale all’estero.

Acquistare un’azione in euro o in franchi svizzeri?

Fare previsioni speculative sul mercato valutario rimane un esercizio estremamente pericoloso (anche per i professionisti). Invece di puntare sul rialzo o sul ribasso di una valuta piuttosto che un’altra, al momento di decidere è meglio considerare criteri più oggettivi.

Se si ha già in mente un’azienda specifica, è interessante iniziare a individuare i mercati azionari di riferimento, soprattutto per confrontare la liquidità (ossia, il volume degli scambi osservati sul titolo in questione). A parità di condizioni, sarà infatti più vantaggioso scegliere il mercato più liquido.

Anche confrontare i tassi di interesse tra due zone monetarie è una buona abitudine visto che il differenziale influisce direttamente sull’andamento dei cambi nel tempo. Peraltro, alcune celebri strategie come il Carry Trade sono fondate su questo principio!

È bene diffidare anche degli storici dei rendimenti dei vari indici azionari. Da una parte, le performance passate non fanno presagire quelle future. Dall’altra, i metodi di calcolo talvolta cambiano da un indice all’altro…

In Francia, ad esempio, il CAC 40 riflette l’andamento del paniere di azioni esclusi i dividendi reinvestiti, mentre il Dow Jones americano li comprende; sarà quindi molto facile sbagliare se si fa un’analisi troppo superficiale.


Bisogna inoltre fare attenzione all’esposizione geografica dell’investimento. Il luogo di quotazione di un’azienda non corrisponde necessariamente alla zona in cui opera. L’indice azionario francese, ad esempio, realizza il 70% del suo volume d’affari all’estero!

In altre parole, ogni valuta ha i suoi pro e contro. È quindi bene considerare la possibilità di diversificare per ottimizzare il rapporto rendimento/rischio del portafoglio, ma anche e soprattutto per cercare di contenere i costi di cambio.

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