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Import-Export in Svizzera: 5 punti chiave da non trascurare

4 minuti di lettura

Dal 1° gennaio 1973, dopo la firma di un accordo di libero scambio tra la Svizzera e la Comunità europea, le aziende svizzere e francesi hanno a disposizione un quadro normativo che favorisce lo sviluppo di rapporti commerciali fruttuosi.

A ogni modo, per garantire la buona riuscita delle operazioni transfrontaliere di import-export, si deve fare particolare attenzione a 5 punti chiave. Li spieghiamo tutti qui!

#1 La volatilità del tasso di cambio EUR/CHF

Le fluttuazioni del tasso di cambio tra l’euro (EUR) e il franco svizzero (CHF) sono all’origine di un rischio importante per esportatori e importatori: il rischio di cambio.

Siccome la data di fatturazione e quella di incasso del pagamento non coincidono, acquirenti e venditori transfrontalieri corrono il rischio di vedere ridurre il valore delle loro fatture una volta convertite in valuta locale.

Per dirla senza aneddoti, le fluttuazioni del tasso di cambio EUR/CHF hanno un impatto diretto sui margini commerciali e sulla redditività dell’azienda. 

Nel 2015, l’improvvisa impennata oltre il 20% del franco svizzero sulla moneta unica aveva quindi destato forti preoccupazioni tra gli esportatori svizzeri e gli importatori europei…

Per evitare questo tipo di inconvenienti, è possibile mettere in atto una strategia di copertura mirata a compensare l’esposizione al rischio di cambio vendendo o acquistando prodotti finanziari derivati; o ancora più semplicemente, è possibile bloccare il tasso di cambio in anticipo grazie alla nostra soluzione Aziende.

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#2 I costi di cambio dell’intermediario

Al momento di convertire i franchi svizzeri in euro (o viceversa), l’intermediario finanziario applica come commissione un margine di cambio più o meno trasparente. 

È fondamentale, quindi, comprendere nel dettaglio le somme prelevate per avere la certezza di godere di un tasso di cambio effettivo davvero concorrenziale!

Gli intermediari bancari non specializzati tendono infatti a proporre tassi di cambio poco attraenti sotto forma di tabella tariffaria complessa, piena di costi “nascosti”.

Non bisogna farsi ingannare, ma esigere un’offerta competitiva e trasparente. Anche pochi decimi percentuali risparmiati non sono insignificanti quando applicati alle fatture di vendita o di acquisto.

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Ma attenzione! Per quanto sia utile ottimizzare i costi di cambio, anche la credibilità, la qualità, l’esperienza e la reattività dell’intermediario sono da prendere in considerazione!

#3 Assicurazione contro i rischi dell’export

Per garantire il buon fine dei contratti commerciali, è meglio proteggersi dai principali rischi connessi alle operazioni di export, sia all’esecuzione del contratto che al rimborso del credito.

Sul fronte elvetico, l’assicurazione svizzera contro i rischi delle esportazioni (SERV) permette di proteggere in modo efficace le operazioni dai rischi politici o dal rischio di mancato pagamento per cause economiche (rischio economico). Su quello francese, è possibile rifarsi alle garanzie offerte dalla BPI (Banque Publique d’Investissement).

#4 Formalità amministrative

Le merci in entrata in Svizzera devono essere comunicate tramite una dichiarazione doganale di importazione, accompagnata da una serie di documenti: prove di origine, fatture, autorizzazioni, ecc. La lista esatta dipende dalla natura dei beni.

Le merci in uscita dalla Svizzera, invece, devono essere comunicate tramite una dichiarazione doganale di esportazione, anch’essa corredata di documenti specifici in base ai beni esportati.

Le voci delle tariffe necessarie per queste formalità sono disponibili sul sito TARES.

N.B.: In caso di spedizioni regolari, è inoltre possibile ottenere lo statuto di Speditore autorizzato, e quindi avviare la procedura SDA, per semplificare le operazioni di dichiarazione e sdoganamento delle merci.

#5 Dazi doganali e IVA

Per finire, se sul fronte elvetico i prodotti esportati dalla Svizzera sono esenti da IVA e dazi doganali, quelli importati sono invece soggetti a tassazione. 

I dazi doganali applicati alle merci importate dipenderanno da più parametri (natura, peso, quantità, ecc.). L’IVA, invece, si applicherà di default all’aliquota del 7,7%, ridotta al 2,5% per alcuni beni culturali o prodotti medicali.

Una volta chiarite le questioni amministrative e relative ai cambi, adesso puoi concentrarti completamente su ciò che conta davvero: sviluppare la tua attività!

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